Classe IV F
Liceo Scientifico Statale “Cavour” di Roma
“ Il maggior problema quando si fanno previsioni sulla fine del mondo è che se la predizione sarà vera, non ci sarà mai nessuno a vantarsene.”
Con questa frase di Mark Twain, Telmo Pievani ha voluto aprire l’incontro con l’inglese Bill McGuire, consigliere del governo britannico per le catastrofi naturali, tenutosi il 21 gennaio al Festival delle Scienze di Roma. Ovviamente la frase presuppone una distruzione totale del mondo e della sua umanità, ma la fine del mondo, come ha spiegato nell’introduzione Pievani, può essere intesa anche come fine del mondo come noi lo conosciamo, fine di un certo modo di relazionarci con esso: per i Maya, per esempio, il mondo è finito nel XVI secolo.
Quando si parla di questo tema, tendiamo a non preoccuparci più di tanto pensando che la fine avverrà tra miliardi di anni, quando il Sole, da nana gialla, diventerà una gigante rossa. In realtà vi sono catastrofi naturali che possono verificarsi anche in un futuro prossimo: è il caso di eventi geofisici globali (GGE) che sconvolgerebbero il mondo da un punto di vista economico sociale senza necessariamente cancellarne la vita. Sono eventi che in genere colpiscono il pianeta in bassa frequenza (<1% in un anno), ma, sul lungo periodo, la percentuale che si verifichino diventa del 100% perché fanno parte della funzionalità della Terra.
McGuire ha voluto soffermarsi su cinque GGE, riportando le conseguenze e la probabilità che si verifichino durante la nostra vita. Vediamoli.
1. L’impatto di un asteroide dal diametro di 1,5 Km si verifica in media ogni mezzo milione di anni. Questo provocherebbe un cratere di 20-30 km cancellando un paese delle dimensioni dell’Italia. Le polveri darebbero origine a un inverno cosmico. Se invece cadesse in mare solleverebbe un mega-tsunami. Fortunatamente la probabilità di assistere a una simile catastrofe è di 8570 a 1.
2. Una super-eruzione genererebbe un inverno vulcanico e la coltivazione sarebbe impedita nel raggio di 150 km da uno strato di ceneri spesso 20 cm. La probabilità che si verifichi durante la nostra vita è di 714 a 1.
3. Un mega-tsunami rischia di essere provocato dal cedimento della parte occidentale che costituisce una delle isole Canarie. Un’onda alta più di 150 m si abbatterebbe sulla costa africana. La probabilità che questo evento si verifichi durante la nostra vita scende a 143 a 1: d’altra parte un crollo vulcanico si verificò in passato nelle Hawaii e non è escluso che non possa ripetersi altrove.
4. Un terremoto con disastro economico a livello mondiale è previsto su Tokyo tra 20-30 anni. La probabilità che colpisca mentre siamo ancora in vita è altissima: 3 a 1.
5. Il cambiamento climatico non ha bisogno di ipotesi perché, purtroppo, è già in atto e l’uomo non riuscirà a evitare l’aumento di temperatura di 2-3˚, visto il suo scarso impegno nella riduzione delle emissioni. Il 2030 si prevede sarà l’anno della “tempesta perfetta” in cui avremo bisogno delle risorse di due pianeti Terra per soddisfare le nostre esigenze.
L’invito allora è non a pensare a catastrofi che si verificheranno tra molti anni, ma ad affrontare il problema che stiamo già vivendo.
Il dibattito prevedeva anche l’intervento del ricercatore italiano Enrico Euli in collegamento radiofonico dell’Isola di Pasqua, collegamento che però per problemi di acustica è stato interrotto poco dopo l’inizio.
L’insegnamento però è arrivato: l’Isola di Pasqua è il simbolo del collasso ambientale dovuto alla deforestazione messa in atto dai suoi abitanti.
La crisi di questo ecosistema dovrebbe essere di monito per l’ uomo così cieco da non rendersi conto che ha un solo pianeta a disposizione!
Dialogo :” Guida alla fine del mondo:tutto quello che non avreste mai voluto sapere”
Venerdì 21 gennaio 2011 ore 16.00
Festival delle Scienze di Roma (Roma, Auditorium – Parco della Musica, 20-23 gennaio 2011)