Grazie all’incontro organizzato il 13 aprile 2016 dall’Associazione “Vivere con Filosofia”, eccoci qui al CNR noi studenti del Liceo Montale con l’emozione di assistere alla presentazione del neuroscienziato Giacomo Rizzolatti sui neuroni specchio. Nel racconto della sua scoperta esploriamo il mondo della ricerca.
Siamo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso e un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma, coordinati dallo stesso Rizzolatti, studia la corteccia premotoria del macaco. La scoperta dei neuroni specchio avviene per caso, nel 1992, quando uno sperimentatore prende una banana da un cesto di frutta e nota che alcuni neuroni della scimmia osservatrice reagiscono.
Ci sono neuroni che si attivano nel macaco sia quando afferra sia quando osserva lo sperimentatore afferrare qualcosa. La tecnica usata per capire se effettivamente i neuroni ‘comunicano’ tra loro è la registrazione di ogni singolo neurone: se la linea appare piana significa che non comunicano, se la linea appare piana con piccole linee perpendicolari vuol dire, invece, che comunicano. Con questa tecnica gli scienziati scoprono che molti neuroni non si attivano durante il movimento semplice, ma tendono ad attivarsi durante l’atto motorio: sono tanti movimenti uniti che raggiungono uno scopo.
La scoperta mette in luce un nuovo meccanismo di comprensione delle azioni degli altri di notevole significato anche in campo filosofico. Con i neuroni specchio le azioni degli altri, percepite dai sistemi sensoriali, sono trasferite al sistema motorio dove si produce una copia del comportamento osservato: il formato sensoriale si trasforma in formato motorio. Capiamo così gli altri perché simuliamo quello che faremmo nella situazione che osserviamo, ci mettiamo nei loro panni. Il meccanismo è diverso
E’ il 1996 quando il professor Rizzolatti e il suo gruppo di ricercatori passano a fare studi analoghi anche sull’uomo; cercano di rispondere con nuovi esperimenti e scoprono che le zone in cui risiedono i neuroni specchio sono le stesse della scimmia ma, a differenza dei primati, nell’uomo ci sono aree per capire l’azione che si sta compiendo (gesti uguali con messaggi diversi).
Il racconto del professore è così appassionante che restiamo con la curiosità di approfondire tutto ciò che può citare appena durante la conferenza, come il suo libro So quel che fai che tratta in modo specifico il modo di capire gli altri, gli studi di N. Humphrey sui gorilla, la filosofa Edith Stein e la sua opera L’empatia (1912).
Chiara, interessante e coinvolgente, così ci è apparsa la figura di un personaggio che, vissuto per noi finora solo nei libri di testo, ha saputo presentarci un argomento contemporaneo, moderno e di grande importanza, a cui manca ormai solo il Nobel. Non solo parole scritte, ma video e rappresentazioni nelle slide sono serviti a spiegare come per una certa serendipity sia stata scoperta l’esistenza di determinate zone del cervello che si attivano di fronte a particolari stimoli.
E non finisce qui, non solo i neuroni specchio costituiscono una base fondamentale per future scoperte, certamente offrono anche potenzialità inesplorate.Infatti esiti scientifici del genere portano a una maggiore comprensione dei comportamenti altrui sul piano psicologico e sociale. Fanno capire che impariamo dagli altri anche perché li imitiamo, che apprendiamo attraverso il rispecchiamento nell’altro.
Classe III F Liceo delle Scienze Umane “Eugenio Montale” di Roma
CHE COSA ABBIAMO VISITATO: “La filosofia interroga la scienza” 2015-16
presso il CNR di Roma, P. Aldo Moro – Roma, Sala Marconi – Ingresso libero
Giorno: Mercoledì 13 aprile 2016
Orario: 17-30 – 19,30