GLI AUTÒMATA

Uno dei temi più interessanti della mostra è quello degli automi, ovvero “statue mobili”, vagamente assimilabili ad antenati dei moderni robot. Di queste invenzioni si sa assai poco; sono infatti scarse le fonti letterarie e storiografiche che riguardano l’argomento. Tuttavia è possibile ricercare testimonianze in alcuni miti della tradizione greca, primo fra tutti il mito di Efesto, fabbro degli dei. Una leggenda vuole che il dio, nella sua officina situata in un antro sottomarino e irraggiungibile per gli uomini, realizzasse delle prodigiose opere in metallo. In un episodio dell’Iliade, la dea marina Teti fa il suo ingresso nella misteriosa fucina e trova il fabbro impegnato nella forgiatura di tripodi capaci di muoversi autonomamente. Egli è assistito nel suo lavoro da alcune statue dorate simili a giovani ancelle: ecco che compaiono per la prima volta gli automi come oggetti animati e viventi, anche se la loro funzione è unicamente quella di servire e fare la guardia e non ricoprono alcun ruolo importante. Essi sono solo copie metalliche degli esseri viventi che abitano la Terra, ma sono molto fedeli, provvisti di mente e anima proprio come tutti i mortali, e rispondono perfettamente alle esigenze del loro creatore.

<< E Teti piedi d’argento giunse alla casa d’Efesto…/ E lo trovò sudante, che girava tra i mantici,/ indaffarato; venti tripodi in una volta faceva,/ da collocare intorno alle pareti della sala ben costruita;/ ruote d’oro poneva sotto ciascun piedistallo,/ perché da soli entrassero nell’assemblea divina,/ poi tornassero a casa, meraviglia a vedersi …>>. Iliade XVIII vv.369, 371-377

<<… due ancelle si affaticavano a sostenere il signore,/auree, simili a fanciulle vive;/ avevano mente nel petto e avevano voce/ e forza …>>. Iliade XVIII vv.417-420 (Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti)

Ne “Le Argonautiche” di Apollonio Rodio fa comparsa Talos, un gigante di bronzo dalla spaventosa forza. L’automa era invulnerabile, eccetto che per una sottile membrana all’altezza della caviglia dove era racchiusa una vena che trasportava la sua linfa vitale. Talos era posto a guardia dell’isola di Creta dal re Minosse, a cui era stato donato dal dio Efesto. Il suo compito era quello di lanciare enormi pietre alle navi nemiche che si avvicinavano all’isola. Gli Argonauti tuttavia riuscirono a sopraffare il gigante grazie all’aiuto di Medea, amante del loro capo Giasone. Mentre Talos era in procinto di scagliare un masso gli Argonauti lo ipnotizzarono con un incantesimo e il gigante, sbilanciatosi, urtò la caviglia contro una roccia appuntita, cosa che gli fu fatale.
All’interno della sezione della mostra dedicata all’argomento è stato possibile osservare raffigurazioni del mito e trovare documentazioni curiose su questa parte della scienza, la robotica, che è forse la più attuale di quel periodo.