Laboratori della notizia

Il Progetto 100 classi continua grazie ai fondi del 2 x 1000 attribuiti all’associazione culturale RES.

Dopo aver ricevuto a novembre 2018 il contributo del 2 x 1000 attribuitole per il 2016, RES ha organizzato negli anni scolastici 2018-19, 2019-20 e 2020-21 incontri formativi nel campo della comunicazione scientifica. Le attività si sono tenute in presenza fino a febbraio 2020 e online dall’inizio della pandemia.

Di particolare interesse per gli studenti sono i “Laboratori della notizia: come scrivere di scienza”, che generalmente sono tenuti dalla giornalista Francesca Conti dell’Agenzia di Comunicazione formicablu – da anni partner di Res –  presso l’IIS Confalonieri – De Chirico scuola capofila delle 100 classi.

Per esempio, il 21 febbraio 2019 l’incontro si è svolto sul tema della sostenibilità. Hanno partecipato 30 studenti di due istituti del Lazio, l’IIS Confalonieri De Chirico e l’IIS Braschi Quarenghi di Subiaco. La valida collaborazione della Dirigente Scolastica della scuola polo Nadia Petrucci, così come delle professoresse Carla Mazzarelli di Roma e Maria Alfonsina Caponi di Subiaco, hanno reso possibile questa attività di introduzione alla comunicazione giornalistica, per la quale è stato rilasciato ai ragazzi un attestato di partecipazione. Obiettivo del corso era la scrittura di una notizia di massimo 1800 caratteri, spazi inclusi, su argomenti o eventi degli ultimi mesi sul tema fondamentale della sostenibilità, che oggi spinge i giovani a manifestare per il loro futuro. Ecco la galleria di alcuni elaborati realizzati nel  “Laboratorio della notizia”.

 

 Autodistruzione di un’opera di Banksy per un mondo più sostenibile
di Alice Saccares, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

“La ragazza col palloncino”, uno dei più celebri dipinti di Banksy, si è “autodistrutto” dopo esser stato venduto per oltre un milione di sterline nella sede principale dell’asta di “Sotheby’s” di Londra: si presume che Banksy lo abbia fatto proprio come forma di protesta per difendere un mondo più sostenibile. L’artista, la cui identità è tuttora rimasta anonima, si è infatti, da sempre opposto alla commercializzazione delle sue opere. All’asta di inizio ottobre del 2018 è andata così: poco dopo che il battitore ha battuto il martello, un meccanismo nascosto ha fatto scivolare l’opera al di sotto della cornice, facendola distruggere da un tritacarte. Non è chiara la dinamica, ma si pensa sia possibile che l’artista fosse presente e che abbia in qualche modo innescato lui stesso il meccanismo.

Banksy, probabilmente nato nel 1974 a Bristol dove nei primi anni ’90 apparvero i suoi primi graffiti, è un artista e writer noto in tutto il mondo per il suo attivismo sociale e politico e considerato uno dei maggiori esponenti della street art. Le sue opere, con un taglio ironico e satirico, trattano tematiche quali le assurdità della società occidentale, la manipolazione mediatica, l’omologazione, le atrocità della guerra, l’inquinamento, lo sfruttamento minorile, la brutalità della repressione poliziesca e il maltrattamento degli animali. Manipolando abilmente i codici comunicativi della cultura di massa, riesce a trasporre questi temi atroci in opere piacevoli e brillanti e a sensibilizzare i destinatari sulla necessità di trasformare il tessuto urbanistico delle città occidentali in luogo di riflessione.

 

L’isola di plastica sta crescendo!

di Arianna Salutari, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

L’isola di plastica del Pacifico, il più grande accumulo di spazzatura galleggiante al mondo, sta aumentando di circa 16 volte rispetto a una media precedente. Secondo uno studio recente che considera micro e macroplastiche, l’accumulo di rifiuti presente nel Pacifico attualmente pesa 21.000 tonnellate e la superficie si estende su 1,6 milioni di km2 (ossia 5 volte l’Italia).

Stefano Aliani, ricercatore presso il CNR ISMAR ed esperto di rifiuti marini, fa notare che tra il 10 e il 20% della massa di rifiuti che si trovano intrappolati nel vortice provengono dallo tsunami del Giappone del 2011 e contribuiscono in gran parte all’inquinamento dell’Oceano. Questo accumulo provoca una serie di conseguenze inevitabili sul pianeta che coinvolgono l’uomo anche in prima persona. Per Aliani pensare di “pulire l’Oceano” non è una soluzione fattibile, è invece opportuno focalizzarsi su obiettivi più concreti e creare percorsi virtuosi che diano il via a una gestione più efficace della plastica riducendo allo stesso tempo gli sprechi.

Secondo il rapporto pubblicato in Gran Bretagna “Foresight Future Of The Sea”, da qui al 2050 l’inquinamento da plastica negli oceani potrebbe triplicare se non si mettono in atto misure adeguate per evitare che la plastica arrivi negli Oceani.

 

FRANA AI MONASTERI DI SAN BENEDETTO

di Giovanna Attili e Camilla Scatigni Natali, Liceo Linguistico classe IIIc, IIS Braschi Quarenghi (Subiaco – RM)

E’ stata chiusa per circa un mese a Subiaco, in provincia di Roma, la strada che porta ai Comuni montani di Jenne e Vallepietra e ai Monasteri Benedettini, in seguito alla frana avvenuta a causa delle incessanti piogge della notte del 26 novembre 2018. Una grande massa di terra si è staccata a circa 8-9 metri dal muro di contenimento della chiesa e la frana ha invaso la carreggiata in ben due punti: nel tornante superiore e in quello più in basso della strada. I tecnici del Comune di Subiaco e della Città Metropolitana, in collaborazione con i Vigili del fuoco, hanno svolto verifiche per mettere in sicurezza l’area. Oltre ai Vigili del fuoco è intervenuto il personale dei Beni Culturali che, dopo un sopralluogo fuori e dentro la basilica, non ha riscontrato danno ai muri di contenimento del monastero e neanche a quelli all’interno della chiesa. La strada è stata quindi interdetta al traffico e i Monasteri Benedettini di Subiaco sono rimasti isolati per più di due settimane, raggiungibili solo con accesso pedonale dalla Villa di Nerone. La chiusura della strada ha causato problemi a noi studenti, costretti a percorrere una strada alternativa che seguiva un percorso molto più lungo, e a tutto il territorio, che è una delle principali attrazioni turistiche della provincia di Roma registrando oltre 100.000 presenze turistiche l’anno, molte anche dall’estero. Dalle analisi illustrate nel Piano di Emergenza Comunale risulta che è necessario avviare subito un piano di prevenzione per evitare il ripetersi di questi fenomeni che possono avere conseguenze anche molto più gravi.

 

LA SCIENZA PROVA A MIGLIORARE IL NOSTRO MODO DI VIVERE

di Carlotta Severi e Michelle Belardi, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

A Torino, sommersa dall’ inquinamento, è stato proposto un progetto contro l’alto tasso di sporcizia presente in città dall’architetto Angelo Renna. Il suo progetto, detto dai giornalisti “insolito”, consiste nel costruire una Montagna-Spugna alta 90 metri, che assimilerebbe emissioni di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera dalle industrie e dal traffico cittadino. Per costruire la montagna si utilizzerebbero sei milioni di tonnellate di terreno rimossi nella costruzione di un tunnel ferroviario di alta velocità tra le città di Torino e Lione, terreno con elevata capacità di imprigionare l’anidride carbonica.

Questo è solo uno dei tanti progetti che vengono proposti da scienziati vari per risolvere i problemi che viviamo attualmente per l’impatto umano sull’ambiente e sul clima del pianeta. Oggi la natura è completamente sommersa da sostanze e oggetti che comportano conseguenze gravi per la salute nostra e delle piante. Le nostre spiagge sono ormai ricoperte più da spazzatura che da sabbia, e i nostri mari ormai abitati più da plastica che da pesci. Riusciremo a prenderci cura del nostro ambiente? O continueremo ad avvelenarlo? La scienza non potrà sempre esserci d’aiuto.

 

Inquinamento dei mari

di Cristina Schiavinotto, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

Ogni anno si stima che finiscano nelle acque marine dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. La quantità di plastica è cresciuta dai 2 milioni di tonnellate del 1950 ai 380 del 2015. Nell’Oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii, bottiglie di plastica, giocattoli per bambini, scarti di oggetti di elettronica, reti da pesca abbandonate e milioni di detriti galleggiano nell’acqua. Questa massa di detriti, di almeno 80mila tonnellate, occupa un’area che è diventata grande quanto tre volte la Francia.

Tutti i materiali che utilizziamo, per esempio sacchetti di plastica, palloni, scarpe, materiali di imballaggio, prima o poi vanno a finire nel mare e il problema più grande è che la plastica, se non viene smaltita correttamente, dopo essere finita in mare può essere un grande pericolo per molte specie animali. Secondo una stima del WWF sono 314 le specie ferite solo nel Mediterraneo, tra cui uccelli,pesci, invertebrati, mammiferi marini e rettili.

Da non sottovalutare è il fatto che attraverso i pesci la plastica arriva anche sulle nostre tavole: rifiuti di plastica sono presenti nello stomaco del 18% di tonni e pescispada nel sud del Mediterraneo, del 17% degli squali boccanera alle isole Baleari, ma anche di animali più piccoli, come cozze e granchi.

Un modo per essere ecosostenibili è sicuramente cominciare subito da noi, utilizzando buste di tela, borracce di vetro, prodotti bio (bagnischiuma, ecc.) e dicendo di no a piatti bicchieri posate cannucce in plastica.

 

Le orche rischiano di sparire

di Davide Guastella, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

La popolazione delle orche marine ha conosciuto, negli ultimi anni, un vasto declino in tutto il mondo. L’indagine pubblicata su “Science” dal team guidato da Jean Pierre Desforges ha evidenziato come, nelle 19 popolazioni analizzate, più della metà secondo i modelli vedrà una riduzione degli esemplari. Si tratta soprattutto di quelle che vivono al largo della Gran Bretagna, nel mare del Nord, attorno a Gibilterra e vicino alle coste del Brasile, dove le concentrazioni sono più alte. Le orche sono animali dalla scarsa capacità riproduttiva: danno alla luce un solo piccolo dopo una gestazione lunga un anno e mezzo. Il veleno che le minaccia è la plastica prodotto da noi e immesso nell’ambiente in quantità industriale. Questi bellissimi esemplari sono al vertice della piramide della catena alimentare, quindi il loro corpo tende ad assorbire una grande quantità di contaminanti dalle prede. Le ricerche svolte per analizzare i tessuti di diverse popolazioni in tutto il mondo hanno riscontrato valori fino a 1.300 milligrammi di plastica al chilo nei tessuti di questi animali: sono tra i più contaminati al mondo da plastiche e microplastiche che hanno effetti deleteri sul sistema immunitario e sulla capacità di riproduzione. Il processo è sempre lo stesso: sostanze tossiche vengono scaricate nell’ambiente, soprattutto in acqua, dove entrano nella catena alimentare. Davanti a un problema così rilevante è importante prendere provvedimenti immediati: a rischio non sono solo le orche ma anche altri mammiferi come i delfini.

 

Sostenibilità: Rispetto verso gli Animali

di Benedetta Di Nicola – Martina Coniglio, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

Il 30 giugno 2017 l’allevamento intensivo di Forlì che contava più di diecimila conigli è stato finalmente chiuso, in seguito alle immagini trasmesse dal programma “Piazza Pulita” sul canale La7. Gli animali vivevano in totale immobilità, sommersi dalle loro feci, destinati a una morte atroce.

La violenza sugli animali e i loro diritti sono alcuni tra gli argomenti più discussi negli ultimi tempi. Non parliamo solo di cani e gatti, ma anche di animali che vivono negli zoo o che vengono maltrattati nel circo, utilizzati per le sperimentazioni o uccisi negli allevamenti intensivi. Si tratta, insomma, di una tematica vasta e che spesso mette in disaccordo tutti noi. Come gli esseri umani, anche gli altri animali hanno il diritto di mangiare e dissetarsi, ricevere cure mediche ed essere liberi dalla paura. Molti sono gli episodi di persone che maltrattano i propri animali domestici, che li lasciano senza cibo e acqua per giorni. Cani legati a un albero e picchiati con un bastone, animali chiusi in gabbie piccolissime insieme ad altri, costretti a nutrirsi e fare i loro bisogni nello stesso posto. Quasi nessuno pensa che sono anche loro esseri viventi e che non sono in grado di difendersi, come siamo in grado di fare noi, fidandosi delle persone sbagliate e non sapendo che saranno i loro carnefici.

Siamo in un momento storico in cui si sta cominciando a prendere coscienza del fatto che gli animali sono esseri sensibili. La strada però è ancora lunga, e occorre faticare molto prima di raggiungere questo obiettivo: il rispetto totale nei loro confronti.

 

Deforestazione dell’Amazzonia

di Ettore Pettinelli, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

Ogni anno vengono distrutti 8.000 km² di foreste pluviali: se non si interverrà con provvedimenti drastici, tra vent’anni potrebbero scomparire dalla Terra. Infatti le foreste pluviali attualmente ricoprono circa l’8% della superficie terrestre e si sono ridotte già di circa metà della loro originaria estensione a causa dello sfruttamento che l’uomo ne ha fatto negli ultimi secoli, soprattutto in Brasile e in Indonesia, dove tale riduzione è pari al 45% circa.

La distruzione di vasti tratti di foresta provoca gravi problemi ambientali, primi fra tutti l’alterazione dell’habitat, l’estinzione di molte specie e la fine delle culture indigene: in queste aree vivono infatti ancora molti popoli indigeni e un area di 10 km² ospita più di 1500 specie vegetali, 700 specie animali e innumerevoli insetti. Su scala globale la deforestazione influisce negativamente sulla qualità dell’atmosfera terrestre: le foreste pluviali possono essere considerate, infatti, i polmoni del nostro pianeta perché producono grandi quantità di ossigeno e utilizzano l’anidride carbonica per la fotosintesi, purificando l’aria. Gli studiosi ritengono che la deforestazione alteri le condizioni atmosferiche e contribuisca al generale innalzamento delle temperature per una quota pari al 25% dell’anidride carbonica immessa ogni anno nell’atmosfera. Gravi sono anche i danni causati a livello locale. Il suolo, per esempio, diventa più facilmente soggetto all’erosione delle piogge e ciò fa sì che enormi quantità di sedimenti di sabbia o fango, detto silt, ostruiscano fiumi e laghi, causando una moria di pesci. I terreni disboscati, inoltre, non sono molto fertili, per cui si possono coltivare solo uno e due anni, e sono scarsamente permeabili, provocando l’alternarsi di inondazioni e di periodi di siccità.

 

Stop ai veicoli più inquinanti per l ‘ambiente

di Flaminia Bartolucci, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

A Roma sono state prese varie misure significative per contribuire a informare la cittadinanza sul tema dell’inquinamento. Per cercare di riportare l’aria a livelli accettabili sono state istituite le domeniche ecologiche, in cui tutti i veicoli non possono circolare, oppure la circolazione delle targhe alterne e i blocchi del traffico urbano con controlli da parte dei vigili urbani ed eventuali multe salate o sospensione della patente dai 15 ai 30 giorni per chi non rispetterà il proprio turno. Inoltre anche gli impianti termici dovranno essere gestiti in modo da non superare una determinata temperatura. Cercare di migliorare l’ecosistema e non superare le soglie di sicurezza previste dalla legge è essenziale per la salute dell’uomo, visti i decessi prematuri causati proprio dallo smog che attacca i polmoni e porta a malattie cardiache con effetto equivalente a quello del tabacco. E’ essenziale anche per contrastare problemi ambientali come l’effetto serra e le piogge acide. Queste decisioni prese a livello locale però non basteranno a migliorare il clima che ci circonda. Lega Ambiente infatti ci consiglia di realizzare al più presto un Piano Nazionale contro l’inquinamento che porti alla riduzione del traffico attraverso l’incremento del trasporto pubblico locale, pedonale o su ferro.

 

Cinema ecosostenibile

di Francesco Romanelli, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

 

Il 22 ottobre 2018 si è svolta a Roma la terza edizione del “Green Movie Award”. Si tratta di un progetto nato nel 2011 con l’obiettivo di limitare l’inquinamento durante la produzione di film, a seguito del protocollo “Edison Green movie”.

A questo progetto hanno aderito diversi film italiani: il primo è stato “Il capitale umano” di Paolo Virzì, seguito da molti altri fino ad arrivare al film che ha aperto l’ultima edizione del progetto “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi. E anche nel cinema internazionale la politica “green” si sta diffondendo: un esempio è la casa di produzione “MPAA – Motion Picture Association of America”.

L’impatto ambientale causato dall’industria cinematografica è evidente: durante il convegno CinemainclasseA, organizzato a Roma da ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e Green Cross Italia (organizzazione ambientalista), è emerso infatti che l’industria cinematografica è responsabile di più del 2% di emissioni globali di CO2. Adottare soluzioni ecosostenibili ridurrebbe del 20% l’inquinamento causato da tale industria.

Sorge allora spontanea la domanda: “Qual’è la soluzione?” La risposta è data proprio dall'”Edison Green Movie” che ha consigliato l’utilizzo di illuminazione a led (invece delle classiche lampade al quarzo che richiedono l’utilizzo di molta energia), di generatori energetici ad energia solare e soprattutto l’utilizzo di grafica digitale per effetti speciali e per la scenografia ove possibile: oltre a diminuire i costi di produzione, questa soluzione diminuirebbe notevolmente il materiale di scarto quasi sempre non biodegradabile.

 

LE RISERVE D’ACQUA DEL PIANETA SI STANNO SCIOGLIENDO

di Ilaria Bonanno, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

Gli iceberg sono le riserve d’acqua più abbondanti che abbiamo sul nostro pianeta e oggi sono in pericolo. Qualche settimana fa se ne è parlato alla Conferenza Mondiale del Clima (COP24). Già a partire dall’inizio del XX secolo si sono registrati i primi segni di scioglimento dei ghiacciai, il fenomeno è poi andato peggiorando e la temperatura della superficie terrestre è ancora in continuo aumento.                                                           Le cause di questo imminente disastro sono individuate nella deforestazione e nell’alta produzione di CO, che producono uno squilibrio delle temperature e delle precipitazioni, da cui derivano l’aumento dei livelli delle acque e lo scioglimento dei ghiacciai.

La progressiva riduzione dei ghiacciai provoca la perdita degli habitat di molte specie sia marine sia terrestri. Il livello dell’acqua degli oceani sale giorno dopo giorno e potrebbe finire per sommergere buona parte delle aree continentali. Anche la vita dell’uomo e di altre forme di vita verrebbe messa a rischio dalla probabile inondazione futura delle coste e delle aree prossime ai corsi d’acqua: oggi basterebbe un innalzamento della temperatura globale di solo 2 gradi centigradi per registrare effetti disastrosi.

 

ECOTURIMO IN SUDAFRICA

di Jefferson Villavicencio e Alessandro Bietolini, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

L’ecoturismo può essere un’importante risorsa economica ai fini del recupero di fondi per la salvaguardia dell’ambiente. Si sta infatti iniziando a optare per una modalità di turismo che contribuisca alla conservazione, all’utilizzo delle risorse naturali e che apporti benefici economici e sociali alle comunità locali.                                                                              In Sudafrica, mentre il bracconaggio sembra un fenomeno sempre più difficile da estirpare, si accende una nuova speranza. Come punto di forza dell’economia del Paese, si sta infatti sviluppando una forma  di turismo ecosostenibile che ha fatto delle riserve naturalistiche il suo maggiore pregio grazie all’ambiente e ai paesaggi.

I protagonisti principali sono gli animali della savana, che si presentano come i soggetti privilegiati delle foto, dei video dei turisti immersi nell’ambiente. I lodge, alloggi turistici presenti nel sud-est dell’Africa recintati da filo spinato per dividere gli spazi per i turisti dall’habitat naturale degli animali, stanno scomparendo per lasciare spazio agli ecoresort, che sono luoghi dove è possibile guardare leoni, elefanti e giraffe da vicino per ammirarli 24 ore su 24 nel loro habitat naturale senza infastidirli.



LA  FRANA DEL MONASTERO DI SANTA SCOLASTICA

Di Giada Fellini e Alessia Haskaj, Liceo Linguistico classe IIIc, IIS Braschi Quarenghi (Subiaco – RM)


Uno smottamento nei dintorni del Monastero di Santa Scolastica e San Benedetto, culle del monachesimo occidentale, si è verificato lunedì 26 Novembre 2018. Provocato dalla caduta di una grande massa di terra che si è staccata dal crostone di montagna, ha invaso la carreggiata in due punti, nel tornante superiore e in quello inferiore. Al momento l’unico modo che i turisti hanno per raggiungere i due Monasteri è fare una lunga passeggiata di un’ora più gradini e sentieri. Per quanto si sappia non ci sono stati danni poiché la causa di questa frana non è stata provocata da infiltrazioni d’acqua ma ha comunque rappresentato un grande disagio per tutti i cittadini della zona e per i turisti.

Le persone all’interno della chiesa sono rimaste illese. Dopo l’accaduto sono immediatamente intervenuti i Carabinieri della Stazione di Subiaco, i vigili del fuoco e la protezione civile che hanno controllato con attenzione se all’interno e all’esterno si fossero rilevati dei danni. Lo smottamento ha soprattutto interessato la zona di collegamento tra i comuni di Subiaco, Jenne e Vallepietra. La strada quindi è rimasta bloccata e ha impedito il traffico degli autoveicoli in entrambi i sensi di marcia. I monasteri ora sono chiusi e possono essere raggiunti soltanto con accesso pedonale dalla Villa di Nerone.

 

LA FRANA SUI NOSTRI MONASTERI

di Anna Alivernini, Christian, Lanciotti, Valerio Zaccaria, Benedetta Renzetti, Irene Panzini

 

La frana al monastero di S. Scolastica, causata da un periodo di forti temporali, è avvenuta nel mese di Novembre 2018, generando uno smottamento del terreno su cui è situato il monastero.

Nel mese di novembre questa frana nei pressi del monastero di Santa Scolastica, ha causato non pochi disagi alla popolazione, in quanto i collegamenti della zona vicina al monastero sono stati interrotti. La frana è avvenuta dopo un periodo di forti piogge che il terreno non è riuscito a sopportare. Di conseguenza circa nove metri del muro di contenimento della chiesa si sono riversati sulla strada sottostante, che collega l’alta valle dell’Aniene alla cittadina di Subiaco. L’evento ha provocato ingenti danni alle fondamenta dell’antico edificio ma fortunatamente le persone al suo interno sono rimaste illese. Sono intervenuti in soccorso i vigili del fuoco e la protezione civile di Subiaco, che hanno messo in sicurezza l’intera zona. Il personale che si occupa dei beni culturali si è occupato di finanziare alcuni interventi di manutenzione della parte del monastero colpita dalla frana. Lo spiacevole accaduto ha causato, inoltre, difficoltà di spostamento per tutti i cittadini residenti nei paesi di Vallepietra e Jenne che si sono trovati costretti a percorrere una strada secondaria più lunga e scomoda di quella interrotta. Oltre alle conseguenze citate precedentemente ci sono state delle ripercussioni nel settore turistico di tutta la zona: la foresteria del monastero di Santa Scolastica ha dovuto infatti disdire tutte le prenotazioni già accordate.

 


PLASTICA COME CARBURANTE, SOGNO O REALTA’?
 

di Pietro Paolo Casini, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

 

I rifiuti di plastica potrebbero fare il pieno alle macchine a idrogeno. La tecnologia per renderlo possibile esiste già ed è stata messa a punto dai chimici dell’Università di Swansea, nel Regno Unito. Gli scienziati hanno creato un processo semplice e a bassa energia per convertire tre comuni polimeri in gas a idrogeno puro. Si tratta di aggiungere ai polimeri, i componenti base delle plastiche, un materiale che assorbe la luce, di metterlo in soluzione e di esporlo ai raggi solari per trasformarli in quelle che poi saranno le componenti dell’idrogeno. Questa tecnica non richiede che i rifiuti siano puliti prima di essere trattati, perché generalmente la plastica deve essere soggetta a un processo di pulizia. Per ogni tonnellata di plastica così riciclata si possono ottenere 900 litri di combustibile. La stessa plastica che, nonostante il riciclo in diversi prodotti – dall’abbigliamento agli utensili – non riusciamo a smaltire completamente: negli ultimi 50 anni il consumo di plastica è aumentato di 20 volte e ogni anno se ne consuma l’equivalente della superficie di 900 Empire State Building. È stimato che il combustibile sintetizzato negli stabilimenti avrebbe un costo di 25 dollari al barile, meno della metà del prezzo del petrolio che poi deve essere trasportato e raffinato. Invece la plastica sarà raccolta a distanze contenute dagli stabilimenti, che saranno inoltre coperti di pannelli solari per abbattere al massimo l’impatto ambientale.

 

COSA ACCADE NEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

di Sara Mascia, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

 

Solo in Italia in 60 anni il consumo della carne è aumentato del 190% e si prevede un raddoppio del consumo entro il 2050. Attualmente il numero degli animali uccisi è di circa 60 miliardi l’anno ma cosa accade al bestiame? Quali sono le conseguenze ambientali? Cosa introduciamo nel nostro organismo?

L’aumento drastico del consumo di carne è dovuto alla grande accessibilità a prodotti dal costo bassissimo provenienti da allevamenti intensivi, in cui gli animali da macello vengono tenuti in condizioni pietose, spesso perennemente al chiuso, in gabbie tutti accatastati con pochissima possibilità di mobilità.

Ogni tipo di animale subisce un trattamento diverso. Negli allevamenti avicoli i pulcini vengono portati in grossi capannoni che ospitano un grande numero di esemplari ai quali viene rimosso il becco. Questa pratica causa agli animali infezioni amplificate dalle condizioni igieniche dei capannoni pieni di escrementi. Molti pulcini muoiono a causa di mutazioni e quelli che poi sopravvivono vengono fatti ingrassare in tempi brevissimi con l’ausilio di steroidi. Una volta poi raggiunta l’età dell’abbattimento, i polli vengono uccisi e distribuiti. Per quanto riguarda i suini, le loro condizioni sono forse peggiori: vengono allontanati subito dalla mamma e poi castrati e subiscono l’asportazione di coda e denti per prevenire casi di cannibalismo a causa dello stress al quale sono sottoposti. Nonostante le mutilazioni siano vietate in Europa, vengono comunque fatte e per evitare le infezioni vengono iniettati nei maiali massicce dosi di antibiotico. Prima di essere sgozzati vengono storditi poi dissanguati e prima di essere macellati gli vengono tagliate orecchie e lingua. Le condizioni dei bovini sono simili a quelle dei suini: anche loro vengono castrati e mutilati per poi essere condotti all’ingrasso tramite l’uso degli ormoni in Europa vietati. Le femmine vengono invece costrette a produrre quantità di latte esagerate, fino ad arrivare a 50 litri giornalieri mentre naturalmente ne vengono prodotti solamente 4. Vengono attaccate a macchine tira latte che causano molte ferite curate anch’esse con gli antibiotici. Insieme alla carne, quindi, noi ingeriamo una grande dose di ormoni, steroidi e antibiotici, che abbassano le nostre difese immunitarie poiché non necessari. L’80% degli antibiotici prodotti negli Stati Uniti vengono utilizzati sugli animali.  Per combattere questo sfruttamento non si deve per forza evitare ogni tipo di prodotto animale o derivato, ma si dovrebbe adottare un consumo ecosostenibile così da giovare a noi, agli animali e all’ambiente.

 

RAPIDO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI DELLA GROENLANDIA

di Zoe Riotta, Liceo Artistico, classe III B, IIS Confalonieri De Chirico (Roma)

La Groenlandia sembra scomparire proprio davanti ai nostri occhi. Secondo gli studi svolti da Michael Bevis, geoscienziato della Ohio State University, i ghiacciai hanno avuto, e stanno avendo ancora oggi, un rapido scioglimento dovuto a un graduale aumento del calore particolarmente in questa zona. La Groenlandia ha perso tonnellate di ghiaccio tra il 2002 e il 2016 a causa del progressivo cambiamento climatico e del crescente inquinamento ambientale. La perdita maggiore di ghiaccio è avvenuta dal 2003 alla metà del 2013 nella Groenlandia sud-occidentale, che da allora è ormai riconosciuta come la parte più spoglia di ghiacciai. Questa perdita si sta portando via anche l’esistenza degli orsi polari e di altri animali che per vivere hanno bisogno del loro habitat.

Ciò che tutti noi possiamo fare per contribuire a interrompere questa progressiva riduzione del ghiaccio è stabilire nuove limitazioni alle emissioni di gas serra e ridurre o magari anche evitare l’utilizzo di prodotti che possono essere nocivi per l’ambiente circostante. Possiamo intervenire come consumatori o insediare impianti di energia moderni validi per la riduzione di energia e limitare così le dispersioni di calore.

Perciò che ne dite di cooperare per rendere questo mondo migliore, ma soprattutto meno inquinato per poi salvare anche vite animali?