Etica
morale
Con tale termine, che ha in genere lo stesso significato di moralità, si vuole indicare la dottrina o la scienza dei motivi e delle regole che di fatto guidano le azioni umane, oppure dei principi e dei fini che dovrebbero guidarle perché risultino buone e degne di approvazione sia da parte della coscienza del soggetto agente sia da parte del giudizio degli altri.
Interventi
sulla procreazione umana
Per "procreazione artificiale" o "fecondazione artificiale"
si intendono qui le diverse procedure tecniche volte a ottenere un concepimento
umano in maniera diversa dall'unione sessuale dell'uomo e della donna.
l'istruzione tratta della fecondazione di un ovulo in provetta (fecondazione in
vitro) e dell'inseminazione artificiale mediante trasferimento, nelle vie
genitali della donna, dello sperma precedentemente raccolto.
Un
punto preliminare per la valutazione morale di tali tecniche è costituito dalla
considerazione delle circostanze e delle conseguenze che esse comportano in
ordine al rispetto dovuto all'embrione umano.
L'affermarsi della pratica della fecondazione in vitro ha richiesto
umani. ancora oggi, presuppone abitualmente una iperovulazione della donna: più
ovuli sono prelevati, fecondati e poi coltivati in vitro per alcuni giorni.
abitualmente non sono trasferiti tutti nelle vie genitali della donna; alcuni
embrioni, chiamati solitamente "soprannumerari", vengono distrutti o
congelati. fra gli embrioni impiantati talora alcuni sono utilizzati per
diverse ragioni eugenetiche, economiche o psicologiche.
Il
rapporto tra fecondazione in vitro e eliminazione volontaria di embrioni umani
si verifica troppo frequentemente. ciò è significativo: con questi
procedimenti, dalle finalità apparentemente opposte, la vita e la morte vengono
sottomesse alle decisioni dell'uomo, che viene così a costituirsi donatore di
vita e di morte su comando. questa dinamica di violenza e di dominio può
rimanere non avvertita da parte di quegli stessi che, volendola utilizzare, vi
si assoggettano. i dati di fatto ricordati e la fredda logica che li collega,
devono essere considerati per un giudizio morale sulla fivet (fecondazione in
vitro e trasferimento dell'embrione): la mentalità abortiva che l'ha resa
possibile, conduce così, lo si voglia o no, al dominio dell'uomo sulla vita e
sulla morte dei suoi simili, che può portare ad un eugenismo radicale.
Tuttavia abusi del genere non esimono da una approfondita e ulteriore
riflessione etica sulle tecniche di procreazione artificiale considerate in se
stesse, astraendo, per quanto è possibile, dalla distruzione degli embrioni
prodotti in vitro.
La
presente istruzione prenderà in considerazione pertanto in primo luogo i
problemi posti dalla fecondazione artificiale eterologa (ii, 1-3), e
successivamente quelli che sono collegati con la fecondazione artificiale
omologa (ii, 4-6)
Prima di formulare il giudizio etico su ciascuna di esse, saranno
considerati i principi e i valori che determinano la valutazione morale di ciascuna
di queste procedure: l'istruzione intende con la denominazione di fecondazione
o procreazione artificiale eterologa le tecniche volte a ottenere
artificialmente un concepimento umano a partire da gameti provenienti almeno da
un donatore diverso dagli sposi, che sono uniti in matrimonio. tali tecniche
possono essere di due tipi:
a) fivet eterologa: la tecnica volta a
ottenere un concepimento umano attraverso l'incontro in vitro di gameti
prelevati almeno da un donatore diverso dai due sposi uniti da matrimonio
b) inseminazione artificiale eterologa: la
tecnica volta a ottenere un concepimento umano attraverso il trasferimento
nelle vie genitali della donna dello sperma precedentemente raccolto da un
donatore diverso dal marito.
L'istruzione intende per fecondazione o
procreazione artificiale omologa la tecnica volta a ottenere un concepimento
umano a partire dai gameti di due sposi uniti in matrimonio. la fecondazione
artificiale omologa può essere attuata con due diverse metodiche:
a) fivet omologa: la tecnica diretta a
ottenere un concepimento umano mediante l'incontro in vitro dei gameti degli
sposi uniti in matrimonio
b) inseminazione artificiale omologa: la
tecnica diretta a ottenere un concepimento umano mediante il trasferimento,
nelle vie genitali di una donna sposata, dello sperma precedentemente raccolto
del marito.
a.
fecondazione artificiale eterologa
1. perchè la procreazione umana deve aver
luogo nel matrimonio?
Ogni essere umano va accolto sempre come un
dono e una benedizione di dio. tuttavia dal punto di vista morale una
procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro deve essere il
frutto del matrimonio.
La
procreazione umana possiede infatti delle caratteristiche specifiche in virtù
della dignità dei genitori e dei figli: la procreazione di una nuova persona,
mediante la quale l'uomo e la donna collaborano con la potenza del reatore,
dovrà essere il frutto e il segno della mutua donazione personale degli sposi,
del loro amore e della loro fedeltà. la fedeltà degli sposi, nell'unità del
matrimonio, comporta il reciproco rispetto del loro diritto a diventare padre e
madre soltanto l'uno attraverso l'altro.
Il
figlio ha diritto ad essere concepito, portato in grembo, messo al mondo ed
educato nel matrimonio: è attraverso il riferimento sicuro e riconosciuto ai
propri genitori che egli può scoprire la propria identità e maturare la propria
formazione umana.
I
genitori trovano nel figlio una conferma e un completamente della loro
donazione reciproca: egli è l'immagine vivente del loro amore, il segno
permanente della loro unione coniugale, la sintesi viva e indissolubile della
loro dimensione paterna e materna.
In
forza della vocazione e delle responsabilità sociali della persona, il bene dei
figli e dei genitori contribuisce al bene della società civile; la vitalità e
l'equilibrio della società richiedono che i figli vengano al mondo in seno a
una famiglia e che questa sia stabilmente fondata sul matrimonio.
La
tradizione della chiesa e la riflessione antropologica riconoscono nel
matrimonio e nella sua unità indissolubile il solo luogo degno di una
procreazione veramente responsabile.
2. la fecondazione artificiale eterologa è
conforme alla dignità degli sposi e alla verità del matrimonio?
Nella fivet e nell'inseminazione artificiale eterologa il concepimento
umano viene ottenuto mediante l'incontro di gameti di almeno un donatore
diverso dagli sposi che sono uniti in matrimonio. la fecondazione artificiale
eterologa è contraria all'unità del matrimonio, alla dignità degli sposi, alla
vocazione propria dei genitori e al diritto del figlio ad essere concepito e
messo al mondo nel matrimonio e dal matrimonio.
Il
rispetto dell'unità del matrimonio e della fedeltà coniugale esige che il
figlio sia concepito nel matrimonio; il legame esistente tra i coniugi
attribuisce agli sposi, in maniera oggettiva e inalienabile, il diritto
esclusivo a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro. il
ricorso ai gameti di una terza persona, per avere a disposizione lo sperma o
l'ovulo, costituisce una violazione dell'impegno reciproco degli sposi e una
mancanza grave nei confronti di quella proprietà essenziale del matrimonio, che
è la sua unità.
La
fecondazione artificiale eterologa lede i diritti del figlio, lo priva della
relazione filiale con le sue origini parentali e può ostacolare la maturazione
della sua identità personale. essa costituisce inoltre una offesa alla
vocazione comune degli sposi che sono chiamati alla paternità e maternità:
priva oggettivamente la fecondità coniugale della sua unità e della sua
integrità; opera e manifesta una rottura fra parentalità genetica, parentalità
gestazionale e responsabilità educativa. tale alterazione delle relazioni
personali all'interno della famiglia si ripercuote nella società civile.
Queste ragioni portano a un giudizio morale negativo sulla fecondazione
artificiale eterologa: pertanto è moralmente illecita la fecondazione di una
donna con lo sperma di un donatore diverso da suo marito e la fecondazione con
lo sperma del marito di un ovulo che non proviene dalla sua sposa. inoltre la
fecondazione artificiale di una donna non sposata, nubile o vedova, chiunque
sia il donatore, non può essere moralmente giustificata.
Il
desiderio di avere un figlio, l'amore tra gli sposi che aspirano a ovviare a
una sterilità non altrimenti superabile, costituiscono motivazioni
comprensibili; ma le intenzioni soggettivamente buone non rendono la
fecondazione artificiale eterologa né conforme alle proprietà oggettive e
inalienabili del matrimonio né rispettosa dei diritti del figlio e degli sposi.
3. la maternità "sostitutiva" è
moralmente lecita?
Sotto la denominazione di "madre sostitutiva" l'istruzione
intende comprendere:
a) la donna che porta in gestazione un embrione
impiantato nel suo utero e che le è geneticamente estraneo, perché ottenuto
mediante l'unione di gameti di "donatori", con l'impegno di
consegnare il bambino una volta nato a chi ha commissionato o pattuito tale
gestazione;
b) la donna che porta in gestazione un
embrione alla cui procreazione ha concorso con il dono del proprio ovulo,
fecondato mediante inseminazione con lo sperma di un uomo diverso da suo
marito, con l'impegno di consegnare il figlio, una volta nato. a chi ha
commissionato o pattuito la gestazione.
No, per le medesime ragioni che portano a rifiutare la fecondazione
artificiale eterologa: è contraria, infatti, all'unità del matrimonio e alla
dignità della procreazione della persona umana.
La
maternità sostitutiva rappresenta una mancanza oggettiva di fronte agli
obblighi dell'amore materno, della fedeltà coniugale e della maternità
responsabile; offende la dignità e il diritto del figlio ad essere concepito,
portato in grembo, messo al mondo ed educato dai propri genitori; essa instaura,
a detrimento delle famiglie, una divisione fra gli elementi fisici, psichici e
morali che le costituiscono.
b.
fecondazione artificiale omologa
Dichiarata inaccettabile la fecondazione artificiale eterologa, ci si
chiede come valutare moralmente i procedimenti di fecondazione artificiale
omologa: fivet e inseminazione artificiale fra gli sposi. occorre chiarire
preliminarmente una questione di principio.
4. quale legame è richiesto dal punto di
vista morale tra procreazione e atto coniugale?
a) l'insegnamento della chiesa sul
matrimonio e sulla procreazione umana afferma la "connessione
inscindibile, che dio ha voluto e che l'uomo non può rompere di sua iniziativa,
tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e il significato
procreativo. infatti per la sua intima struttura, l'atto coniugale, mentre
unisce con profondissimo vincolo gli sposi, li rende atti alla generazione di
nuove vite, secondo leggi iscritte nell'essere stesso dell'uomo e della
donna". questo principio, fondato sulla natura del matrimonio e
sull'intima connessione dei suoi beni, comporta delle conseguenze ben note sul
piano della paternità e maternità responsabili. "salvaguardando ambedue
questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l'atto coniugale conserva
integralmente il senso del mutuo e vero amore ed il suo ordinamento
all'altissima vocazione dell'uomo alla paternità".
La
medesima dottrina relativa al legame esistente fra i significati dell'atto
coniugale e fra i beni del matrimonio chiarisce il problema morale della
fecondazione artificiale omologa, poiché "non è mai permesso separare
questi diversi aspetti al punto da escludere positivamente o l'intenzione
procreativa o il rapporto coniugale".
La
contraccezione priva intenzionalmente l'atto coniugale della sua apertura alla
procreazione e opera in tal modo una dissociazione volontaria delle finalità
del matrimonio. la fecondazione artificiale omologa, perseguendo una
procreazione che non è frutto dì un atto specifico di unione coniugale, opera
obiettivamente una separazione analoga tra i beni e i significati del
matrimonio.
Pertanto la fecondazione è voluta lecitamente quando è il termine di un
"atto coniugale per sé idoneo alla generazione della prole, al quale il
matrimonio è ordinato per sua natura e per la quale i coniugi divengono una
sola carne". ma la procreazione è privata dal punto di vista moraledella
sua perfezione propria quando non è voluta come il frutto dell'atto coniugale,
e cioè del gesto specifico dell'unione degli sposi.
b) il valore morale dell'intimo legame
esistente fra i beni del matrimonio e fra i significati dell'atto coniugale si
fonda sull'unità dell'essere umano, unità risultante di corpo e anima
spirituale. gli sposi si esprimono reciprocamente il loro amore personale nel
"linguaggio del corpo", che comporta chiaramente "significati
sponsali" e parentali insieme. l'atto coniugale, con il quale gli sposi si
manifestano reciprocamente il dono di sé, esprime simultaneamente l'apertura al
dono della vita: è un atto inscindibilmente corporale e spirituale. è nel loro
corpo e per mezzo del loro corpo che gli sposi consumano il matrimonio e
possono diventare padre e madre. per rispettare il linguaggio dei corpi e la
loro naturale generosità, l'unione coniugale deve avvenire nel rispetto
dell'apertura alla procreazione, e la procreazione di una persona deve essere
il frutto e il termine dell'amore sponsale. l'origine dell'essere umano risulta
così da una procreazione "legata all'unione non solamente biologica ma
anche spirituale dei genitori uniti dal vincolo del matrimonio". una
fecondazione ottenuta fuori del corpo degli sposi rimane per ciò stesso privata
dei significati e dei valori che si esprimono nel linguaggio del corpo e
nell'unione delle persone umane.
c) soltanto il rispetto del legame, che
esiste fra i significati dell'atto coniugale, e il rispetto dell'unità
dell'essere umano consente una procreazione conforme alla dignità della
persona. nella sua origine unica e irripetibile il figlio dovrà essere
rispettato e riconosciuto come uguale in dignità personale a coloro che gli
donano la vita. la persona umana dev'essere accolta nel gesto di unione e di
amore dei suoi genitori; la generazione di un figlio dovrà perciò essere il
frutto della donazione reciproca che si realizza nell'atto coniugale in cui gli
sposi cooperano come servitori e non come padroni, all'opera dell'amore
creatore.
L'origine di una persona umana è in realtà il risultato di una
donazione. il concepito dovrà essere il frutto dell'amore dei suoi genitori.
non può essere voluto né concepito come il prodotto di un intervento di
tecniche mediche e biologiche: ciò equivarrebbe a ridurlo a diventare l'oggetto
di una tecnologia scientifica. nessuno può sottoporre la venuta al mondo di un
bambino a delle condizioni di efficienza tecnica valutabili secondo parametri
di controllo e di dominio.
La
rilevanza morale del legame esistente tra i significati dell'atto coniugale e
tra i beni del matrimonio, l'unità dell'essere umano e la dignità della sua
origine esigono che la procreazione di una persona umana debba essere
perseguita come il frutto dell'atto coniugale specifico dell'amore fra gli
sposi. il legame esistente fra procreazione e atto coniugale si rivela, perciò,
di grande importanza sul piano antropologico e morale e chiarisce le posizioni
del magistero a proposito della fecondazione omologa.
5. la fecondazione omologa in vitro è
moralmente lecita?
La
risposta a questa domanda è strettamente dipendente dai principi ora ricordati.
non si possono certamente ignorare le legittime aspirazioni degli sposi
sterili; per alcuni il ricorso alla fivet omologa appare come l'unico mezzo per
ottenere un figlio sinceramente desiderato: ci si domanda se in queste
soluzioni la globalità della vita coniugale non basti ad assicurare la dignità
confacente alla procreazione umana. si riconosce che la fivet certamente non
può supplire all'assenza dei rapporti coniugali e non può essere preferita,
considerati i rischi che si possono verificare per il figlio e i disagi della
procedura, agli atti specifici dell'unione coniugale. ma ci si chiede se
nell'impossibilità di rimediare in altro modo alla sterilità, che è causa di
sofferenza, la fecondazione omologa in vitro non possa costituire un aiuto, se
non addirittura una terapia, per cui ne potrebbe essere ammessa la liceità
morale.
Il
desiderio di un figlio - o quanto meno la disponibilità a trasmettere la vita -
è un requisito necessario dal punto di vista morale per una procreazione umana
responsabile. ma questa intenzione buona non è sufficiente per dare una
valutazione morale positiva della fecondazione in vitro tra gli sposi. il
procedimento della fivet deve essere giudicato in se stesso, e non può mutuare
la sua qualificazione morale definitiva né dall'insieme della vita coniugale
nella quale esso si iscrive né dagli atti coniugali che possono precederlo o
seguirlo.
E’
già stato ricordato come, nelle circostanze in cui è abitualmente praticata, la
fivet implichi la distruzione di esseri umani, fatto questo che è contro la
dottrina già richiamata sulla illiceità dell'aborto. ma anche nel caso in cui
si mettesse in atto ogni cautela per evitare la morte degli embrioni umani, la
fivet omologa, attua la dissociazione dei gesti che sono destinati alla
fecondazione umana dall'atto coniugale. la natura propria della fivet omologa,
pertanto, dovrà anche essere considerata astraendo dal legame con l'aborto
procurato.
La
fivet omologa è attuata al di fuori del corpo dei coniugi mediante gesti di
terze persone la cui competenza e attività tecnica determinano il successo
dell'intervento; essa affida la vita e l'identità dell'embrione al potere dei
medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull'origine e sul
destino della persona umana. una siffatta relazione di dominio è in sé
contraria alla dignità e all'uguaglianza che dev'essere comune a genitori e
figli.
Il
concepimento in vitro è il risultato dell'azione tecnica che presiede alla
fecondazione; essa non è né di fatto ottenuta né positivamente voluta come l'espressione
e il frutto di un atto specifico dell'unione coniugale. nella fivet omologa,
perciò, pur considerata nel contesto dei rapporti coniugali di fatto esistenti,
la generazione della persona umana è oggettivamente privata della sua
perfezione propria: quella di essere, cioè, il termine e il frutto di un atto
coniugale in cui gli sposi possono farsi "cooperatori con dio per il dono
della vita a una nuova persona ".
Queste ragioni permettono di comprendere perché l'atto di amore
coniugale sia considerato nell'insegnamento della chiesa come l'unico luogo
degno della procreazione umana. per le stesse ragioni il cosiddetto "caso
semplice", cioè una procedura di fivet omologa, che sia purificata da ogni
compromissione con la prassi abortiva della distruzione di embrioni e con la
masturbazione, rimane una tecnica moralmente illecita perché priva la
procreazione umana della dignità che le è propria e connaturale.
Certamente la fivet omologa non è gravata di tutta quella negatività
etica che si riscontra nella procreazione extraconiugale; la famiglia e il
matrimonio continuano a costituire l'ambito della nascita e dell'educazione dei
figli. tuttavia, in conformità con la dottrina tradizionale relativa ai beni
del matrimonio e alla dignità della persona, la chiesa rimane contraria, dal
punto di vista morale, alla fecondazione omologa in vitro; questa è in se
stessa illecita e contrastante con la dignità della procreazione e dell'unione
coniugale, anche quando tutto sia messo in atto per evitare la morte dell'embrione
umano.
Pur non potendo essere approvata la modalità con cui viene ottenuto il
concepimento umano nella fivet, ogni bambino che viene al mondo dovrà comunque
essere accolto come un dono vivente della bontà divina e dovrà essere educato
con amore.
6. coma valutare dal punto di vista morale
l'inseminazione artificiale omologa?
L'inseminazione artificiale omologa all'interno del matrimonio non può
essere ammessa, salvo il caso in cui il mezzo tecnico risulti non sostitutivo
dell'atto coniugale, ma si configuri come una facilitazione e un aiuto affinché
esso raggiunga il suo scopo naturale.
L'insegnamento del magistero a questo proposito è stato già esplicito:
esso non è soltanto espressione di circostanze storiche particolari, ma si
fonda sulla dottrina della chiesa in tema di connessione fra unione coniugale e
procreazione, e sulla considerazione della natura personale dell'atto coniugale
e della procreazione umana. "l'atto coniugale, nella sua struttura
naturale, è un'azione personale, una cooperazione simultanea e immediata dei
coniugi, la quale, per la stessa natura degli agenti e la proprietà dell'atto,
è l'espressione del dono reciproco, che, secondo la parola della scrittura,
effettua l'unione "in una carne sola"". pertanto la coscienza
morale "non proscrive necessariamente l'uso di taluni mezzi artificiali
destinati unicamente sia a facilitare l'atto naturale, sia a procurare il
raggiungimento del proprio fine all'atto naturale normalmente compiuto".
se il mezzo tecnico facilita l'atto coniugale o l'aiuta a raggiungere i suoi
obiettivi naturali, può essere moralmente accettato. qualora, al contrario,
l'intervento si sostituisca all'atto coniugale, esso è moralmente illecito.
L'inseminazione artificiale sostitutiva dell'atto coniugale è proibita
in ragione della dissociazione volontariamente operata tra i due significati
dell'atto coniugale. la masturbazione, mediante la quale viene normalmente
procurato lo sperma, è un altro segno di tale dissociazione; anche quando è
posto in vista della procreazione, il gesto rimane privo del suo significato
unitivo: "gli manca… la relazione sessuale richiesta dall'ordine morale,
quella che realizza, "in un contesto di vero amore, l'integro senso della
mutua donazione e della procreazione umana"".
7. quale criterio morale proporre circa
l'intervento del medico nella procreazione umana?
L'atto medico non dev'essere valutato soltanto in rapporto alla sua
dimensione tecnica, ma anche e soprattutto in relazione alla sua finalità, che
è il bene delle persone e la loro salute corporea e psichica. i criteri morali
per l'intervento medico nella procreazione si deducono dalla dignità delle
persone umane, della loro sessualità e della loro origine.
La
medicina che voglia essere ordinata al bene integrale della persona deve
rispettare i valori specificamente umani della sessualità. il medico è al
servizio delle persone e della procreazione umana: non ha facoltà di disporre
né di decidere di esse. l'intervento medico è rispettoso della dignità delle
persone quando mira ad aiutare l'atto coniugale sia per facilitarne il
compimento sia per consentirgli di raggiungere il suo fine, una volta che sia
stato normalmente compiuto.
Al
contrario, talvolta accade che l'intervento medico tecnicamente si sostituisca
all'atto coniugale per ottenere una procreazione che non è né il suo risultato
né il suo frutto: in questo caso l'atto medico non risulta, come dovrebbe, al
servizio dell'unione coniugale, ma si appropria della funzione procreatrice e
così contraddice alla dignità e ai diritti inalienabili degli sposi e del
nascituro.
L'umanizzazione della medicina, che viene oggi insistentemente richiesta
da tutti, esige il rispetto dell'integrale dignità della persona umana in primo
luogo nell'atto e nel momento in cui gli sposi trasmettono la vita a una nuova
persona. è logico pertanto rivolgere anche un pressante appello ai medici e ai
ricercatori cattolici perché rendano una esemplare testimonianza del rispetto
dovuto all'embrione umano e alla dignità della procreazione.
Il
personale medico e curante degli ospedali e delle cliniche cattoliche è in modo
speciale invitato a fare onore agli obblighi morali contratti, spesso anche a
titolo di statuto. i responsabili di questi ospedali e cliniche cattoliche, che
sono sovente religiosi, avranno cuore di assicurare e promuovere un'attenta
osservanza delle norme morali richiamate nella presente istruzione.
8. la sofferenza per la sterilità coniugale
La
sofferenza degli sposi che non possono avere figli o che temono di mettere al
mondo un figlio handicappato, è una sofferenza che tutti debbono comprendere e
adeguatamente valutare.
Da
parte degli sposi il desiderio di un figlio è naturale: esprime la vocazione
alla paternità e alla maternità inscritta nell'amore coniugale. Questo
desiderio può essere ancora più forte se la coppia è affetta da sterilità che
appaia incurabile. tuttavia il matrimonio non conferisce agli sposi il diritto
di avere un figlio, ma soltanto il diritto di porre quegli atti naturali che di
per sé sono ordinati alla procreazione.
Un
vero e proprio diritto al figlio sarebbe contrario alla sua dignità e alla sua
natura. il figlio non è un qualche cosa di dovuto e non può essere considerato
come oggetto di proprietà: è piuttosto un dono, "il più grande" e il
più gratuito del matrimonio, ed è testimonianza vivente della donazione
reciproca dei suoi genitori. a questo titolo il figlio ha il diritto - come è
stato ricordato - di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale
dei suoi genitori e ha anche il diritto a essere rispettato come persona dal
momento del suo concepimento.
Tuttavia la sterilità, qualunque ne sia la causa e la prognosi, è
certamente una dura prova. la comunità dei credenti è chiamata a illuminare e
sostenere la sofferenza di coloro che non possono realizzare una legittima
aspirazione alla maternità e paternità. gli sposi che si trovano in queste
dolorose situazioni sono chiamati a scoprire in esse l'occasione per una
particolare partecipazione alla croce del signore, fonte di fecondità
spirituale. Le coppie sterili non devono dimenticare che "anche quando la
procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo
valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi per
rendere altri servizi importanti alla vita delle persone umane, quali ad
esempio l'adozione, le varie forme di opere educative, l'aiuto ad altre
famiglie, ai bambini poveri o handicappati".
Molti ricercatori si sono impegnati nella lotta contro la sterilità.
salvaguardando pienamente la dignità della procreazione umana, alcuni sono
arrivati a risultati che in precedenza sembravano irraggiungibili. gli uomini
di scienza vanno quindi incoraggiati a proseguire nelle loro ricerche, allo
scopo di prevenire le cause della sterilità e potervi rimediare, in modo che le
coppie sterili possano riuscire a procreare nel rispetto della loro dignità
personale e di quella del nascituro.
Valori e
obblighi morali
Il diritto inviolabile alla vita di ogni individuo umano innocente, i diritti della famiglia, dell'istituzione matrimoniale costituiscono dei valori morali fondamentali, perché riguardano la condizione naturale e la vocazione integrale della persona umana, nello stesso tempo sono elementi costitutivi della società civile e del suo ordinamento. Per questo motivo le nuove possibilità tecnologiche, apertesi nel campo della biomedicina, richiedono l'intervento delle autorità politiche e del legislatore, perché un ricorso incontrollato a tali tecniche potrebbe condurre a conseguenze non prevedibili e dannose per la società civile. il riferimento alla coscienza di ciascuno e all'autoregolamentazione dei ricercatori non può essere sufficiente per il rispetto dei diritti personali e dell'ordine pubblico. Se il legislatore, responsabile del bene comune, mancasse di vigilare, potrebbe venire espropriato delle sue prerogative da parte di ricercatori che pretendessero di governare l'umanità in nome delle scoperte biologiche e dei presunti processi di "miglioramento" che ne deriverebbero. l'"eugenismo" e le discriminazioni fra gli esseri umani potrebbero trovarsi legittimate: ciò costituirebbe una violenza e un'offesa grave all'uguaglianza, alla dignità e ai diritti fondamentali della persona umana.
L'intervento dell'autorità politica si deve ispirare ai principi
razionali che regolano i rapporti tra legge civile e legge morale. compito
della legge civile è assicurare il bene comune delle persone attraverso il
riconoscimento e la difesa dei diritti fondamentali, la promozione della pace e
della pubblica moralità. in nessun ambito di vita la legge civile può
sostituirsi alla coscienza né può dettare norme su ciò che esula dalla sua
competenza; essa deve talvolta tollerare in vista dell'ordine pubblico ciò che
non può proibire senza che ne derivi un danno più grave. tuttavia i diritti
inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte
della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non
dipendono né dai singoli individui né dai genitori e neppure rappresentano una
concessione della società e dello stato: appartengono alla natura umana e sono
inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine.
Fra tali diritti fondamentali bisogna a questo proposito ricordare:
1.il diritto alla vita e all'integrità
fisica di ogni essere umano dal momento del concepimento alla morte;
2.i diritti della famiglia e del matrimonio
come istituzione e, in questo ambito, il diritto per il figlio a essere
concepito, messo al mondo ed educato dai suoi genitori.
Su
ciascuna di queste due tematiche occorre qui svolgere qualche considerazione
ulteriore.
In
diversi stati alcune leggi hanno autorizzato la soppressione diretta di
innocenti: nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri
umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo stato
viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. quando lo stato non
pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in
particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno
stato di diritto. l'autorità politica di conseguenza non può approvare che gli
esseri umani siano chiamati all'esistenza mediante procedure tali da esporli ai
gravissimi rischi sopra ricordati. il riconoscimento eventualmente accordato
dalla legge positiva e dalle autorità politiche alle tecniche di trasmissione
artificiale della vita e alle sperimentazioni connesse renderebbe più ampia la
breccia aperta dalla legalizzazione dell'aborto.
Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno assicurati al
nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere
appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti. la
legge non potrà tollerare - anzi dovrà espressamente proibire - che degli
esseri umani, sia pure allo stadio embrionale, siano trattati come oggetto di
sperimentazione, mutilati o distrutti con il pretesto che risulterebbero
superflui o incapaci di svilupparsi normalmente.
L'autorità politica è tenuta a garantire all'istituzione familiare,
sulla quale la società si fonda, la protezione giuridica alla quale essa ha
diritto. per il fatto stesso che è al servizio delle persone, l'autorità
politica dovrà essere anche a servizio della famiglia. la legge civile non
potrà accordare la sua garanzia a quelle tecniche di procreazione artificiale
che sottraggono a beneficio di terze persone (medici, biologi, poteri economici
o governativi) ciò che costituisce un diritto inerente alla relazione fra gli sposi
e non potrà perciò legalizzare il dono di gameti tra persone che non siano
legittimamente unite in matrimonio. la legislazione dovrà proibire inoltre, in
forza del sostegno che è dovuto alla famiglia, le banche di embrioni,
l'inseminazione post mortem e la "maternità sostitutiva".
Rientra nei doveri dell'autorità pubblica operare in modo che la legge
civile sia regolata sulle norme fondamentali della legge morale in ciò che
concerne i diritti dell'uomo, della vita umana e dell'istituzione familiare. gli
uomini politici dovranno impegnarsi, attraverso il loro intervento
sull'opinione pubblica, a ottenere su tali punti essenziali il consenso più
vasto possibile nella società, e a consolidarlo laddove esso rischiasse di
essere indebolito e di venir meno.
In
molti paesi la legalizzazione dell'aborto e la tolleranza giuridica verso le
coppie non sposate rendono più difficile ottenere il rispetto dei diritti
fondamentali richiamati in questa istituzione. ci si augura che gli stati non
si assumano la responsabilità di rendere ancora più gravi queste situazioni di
ingiustizia socialmente dannose. al contrario, c'è da auspicare che le nazioni
e gli stati prendano coscienza di tutte le implicazioni culturali, ideologiche
e politiche connesse con le tecniche di procreazione artificiale e sappiano
trovare la saggezza e il coraggio necessari per emanare leggi più giuste e
rispettose della vita umana e dell'istituzione familiare. la legislazione
civile di numerosi stati conferisce oggi agli occhi di molti una legittimazione
indebita di certe pratiche; essa si dimostra incapace di garantire quella
moralità, che è conforme alle esigenze naturali della persona umana e alle
"leggi non scritte" impresse dal creatore nel cuore dell'uomo. tutti
gli uomini di buona volontà devono impegnarsi, in particolare nell'ambito della
loro professione e nell'esercizio dei loro diritti civili, perché siano
riformate le leggi civili moralmente inaccettabili e corrette le pratiche
illecite. inoltre deve essere sollevata e riconosciuta l'"obiezione di
coscienza" di fronte a tali leggi. ancor più, comincia a imporsi con
acutezza alla coscienza morale di molti, specialmente fra gli specialisti delle
scienze biomediche, l'istanza per una resistenza passiva alla legittimazione di
pratiche contrarie alla vita e alla dignità dell'uomo.
Conclusione
Resta comunque da definire tra le parti sociali la questione dell’identità dell’embrione: il primo schieramento riconosce all’embrione tutti i diritti giuridici, morali ed etici comuni a qualsiasi altra persona, ritenendo pertanto soddisfacente la legge.
Il
secondo schieramento non riconoscendo all’embrione lo status di essere umano,
ma quello di poche cellule indifferenziate, ritiene la legge 40/2004 limitativa
per i seguenti motivi:
1)
la limitazione a tre
oociti fecondati impiantabili simultaneamente diminuisce le probabilità di
riuscita della riproduzione assistita;
2)
la legge proibisce inoltre
la diagnosi pre-impianto nei casi di coppie a rischio di malattie genetiche,
anche quando la possibilità di far nascere un bambino affetto da una malattia
grave raggiunga percentuali elevate; le stesse coppie hanno comunque la
facoltà, in seguito ad una diagnosi pre-natale, di poter abortire;
3)
la legge inoltre impedisce
lo svolgimento di ricerche scientifiche sulle cellule embrionali anche se in
fasi precocissime;
4) la legge non permette lo studio delle
cellule staminali embrionali, che potrebbero rappresentare in futuro la cura per
malattie attualmente incurabili;
5) la legge impedisce a coppie in cui almeno uno dei due coniugi sia sterile di poter avere dei figli utilizzando gameti provenienti da donatori esterni.